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Correre, perché ho iniziato a correre, la corsa, mindset

Come cominciare a correre mi sta aiutando a crescere

crescita personale Oct 03, 2021

In questo articolo, racconto una mia esperienza personale: perché ho cominciato a correre. Non parleremo di sport o di perdita di peso. Questo è un racconto di paure ed emozioni e la testimonianza di come, in un percorso di crescita personale, un piccolo obiettivo possa creare un effetto domino con un impatto più grande di quello che pensiamo.

Puoi ascoltare questo racconto anche nell'Episodio 12 del podcast Healthy Busy Life, che trovi qua sotto:

Una breve premessa

Se sei nuovo su queste pagine, forse non sai che  in 36 anni della mia vita non ho mai corso e non mi è mai piaciuto correre. Ho sempre amato camminare, sono 10 anni che faccio attività fisica con estrema regolarità, ma quando si trattava di correre ho sempre avuto un blocco. Mi dicevo  “Non ho abbastanza fiato”,, "E' troppo faticoso”, “Chi me lo fa fare…”.

Mi sono attaccata una sorta di etichetta per cui io sono Francesca, quella a cui piace fare sport, piace fare workout, si allena ogni giorno, cammina chilometri ecc...  però no io non corro. Questa etichetta mi ha iniziato a dar fastidio proprio quando ho realizzato che questo della corsa era semplicemente un limite mentale. Dopo 10 anni di workout e allenamenti costanti, perché non dovrei essere in grado di correre?

 

Una sfida per uscire dalla mia zona di comfort

Sono anni che lavoro su me stessa, ho fatto – e sto facendo - un mio percorso di crescita personale, ho attraversato mille fasi e ancora oggi mi capita di interfacciarmi con realtà e circostanze che mi mettono a disagio e che richiedono che io esca dalla mia area di comfort.

Non esiste una fase della vita in cui si è sempre a proprio agio in qualunque situazione. Dobbiamo sempre fronteggiare il nuovo e l’imprevisto ed è importante portare con sé una buona motivazione, l’esperienza e gli strumenti giusti affinché questo diventi sempre più semplice.

Per il lavoro che faccio e per l'approccio alla vita che ho abbracciato, mettermi in situazioni che mi vedono fuori dalla mia area di comfort, è per me una fonte di grande motivazione. Ma non è sempre stato così. Per anni ho preferito restare all'interno di quello che mi era familiare, che conoscevo. Onestamente, non mi sentivo realizzata, ma sapevo come affrontare con relativa semplicità tutto quello che mi circondava e per me, a quel tempo, andava bene così.

 

Cosa mi ha motivato a correre

A un certo punto ho realizzato che quello non era il modo in cui avrei voluto vivere la mia via. Ho quindi deciso di mettermi di fronte a piccole sfide, un po’ per volta. Quella della corsa è una di queste: e la molla è scattata quando ho saputo chiarire a me stessa: “Perché voglio correre?”.

Io non corro per perdere peso o per vincere una gara. Io corro perché ho voglia di conoscermi e scoprire i miei limiti. Voglio mettermi nelle condizioni di poter poi utilizzare questo approccio, e quello che imparerò da questa esperienza, in tante altre aree della mia vita. 

Quello che voglio raccontarti, quindi ha poco a che fare con la corsa come sport, ma riguarda tutte quelle ragioni e paure che ci impediscono di mettere i piedi al di fuori del sentiero già tracciato che conosciamo bene, tutte quelle ragioni che fanno da ostacolo al raggiungimento dei propri obiettivi personali, qualsiasi essi siano.

 

Di cosa avevo paura?

Avere paura però è ciò che ci rende umani, una reazione normale e naturale che dobbiamo imparare a leggere. Ecco le paura che mi hanno, per tanto tempo, ostacolato nel cominciare a correre:

  1. La paura di non sapere da dove cominciare

Quando ho pensato di correre ho pensato in grande. Il primo obiettivo che mi ero prefissata era quello di correre una maratona. Nonostante sentissi una forte spinta dentro di me, e fossi convinta di poter fare una cosa del genere, quell’obiettivo, così grande, mi ha un po’ bloccata. Per una che non aveva mai corso decisamente era un passo più lungo della gamba.

Magari la stessa paura la avverti anche tu, pensando ai cambiamenti che desideri nella tua vita. Che sia una transizione professionale, perdere peso, ricominciare a studiare… sono tutti passi molto grandi che possono spaventarti e che ti bloccano, magari perché non sai da dove sia meglio cominciare.

L’obiettivo della maratona per sé non era sbagliato, ma se mi conosci sai quanto credo che sia importante pensare in grande, "Dream Big". Ma se quella è la visione, di sicuro non poteva essere il primo passo, il punto di partenza. Ho deciso che volevo correre prima di tutto per il desiderio di scoprire e superare i miei limiti, per migliorami e dimostrare a me stessa che se voglio, posso. Ho iniziato a scalare il mio obiettivo in passi più semplici: ho cominciato da un minuto di corsa alternato a un minuto di camminata. Assolutamente gestibile, assolutamente fattibile e così ho cominciato.

Ho cambiato il focus: non ho più pensato “DEVO correre una maratona” ma “VOGLIO correre. Voglio imparare a correre, capire che cosa significa correre, vedere dove posso spingere il mio fisico e dove posso spingermi mentalmente.”  Questo approccio mi ha permesso di allenarmi con costanza nell’ultimo paio di mesi con degli ottimi risultati!

  1. La paura di non avere il tempo

Quella di non avere tempo è nel 99% dei casi una scusa. Considerando che volevo correre una maratona, l’impegno richiesto per il tipo di allenamento necessario poteva davvero creare un “problema di tempi”. Avevo anche paura di incontrare le resistenze di mio marito. Temevo che dedicando tempo alla corsa avrei dovuto togliere tempo a lui e ai miei figli.  Ridimensionare il mio obiettivo mi ha permesso di scendere a compromessi con me stessa: 15 minuti al giorno per allenarmi con un minuto di corsa e uno di camminata era oggettivamente gestibile.  

So bene che questa è una paura più diffusa e grande del previsto. Ma la verità è che possiamo eliminare tante cose dalla nostra quotidianità, limitando le distrazioni e i tempi morti. Come? Guardando la nostra giornata e stabilendo con sincerità quanto tempo perdiamo perché non abbiamo un piano e perché non abbiamo definito gli obiettivi della giornata. Il tempo per le cose importanti si crea.  

Nel mio caso, ho cambiato la mia routine mattutina. Adesso vado a correre appena sveglia, prima che gli altri sti sveglino. Sono riuscita a ritagliarmi il tempo per poter portare avanti questo mio obiettivo che per me è importante e per dimostrarmi che se voglio qualcosa lo posso ottenere.  La giornata ha 24 ore per tutti, quindi tutti possiamo imparare a gestire il tempo allocandolo le risorse per quello riteniamo prioritario e pianificando ciò che intendiamo fare.

 

  1. La paura di fallire

La terza paura che ho dovuto affrontare è quella più ovvia: la paura di fallire. “Non sono mai riuscita e non mi è mai piaciuto prima, perché dovrei riuscire adesso?”. Partendo con questo presupposto andavo sempre incontro a un fallimento assicurato, perché stavo permeando tutto con la negatività di chi non vuole o non si sente all’altezza.

Quindi ho cominciato a cambiare le conversazioni che avevo con me stessa. Cerco di ricordarmi costantemente perché lo sto facendo e cerco di limitare la competizione con me stessa affinché sia pura motivazione. Voglio godermi il percorso e capire dove mi porta. Non devo vincere nessuna maratona, magari nemmeno fare nessuna maratona, e se ci arriverò, tanto meglio.  

Mi concentro sul sentirmi estremamente orgogliosa di me ogni volta che esco di casa e corro. Quando rientro, abbraccio il progresso che ho fatto senza dimostrare nulla a nessuno se non me stessa. Sento il cambiamento che sta avvenendo, lo assaporo quotidianamente e mi motiva, tutti i giorni, ad alzarmi alle sei e ricominciare.

Bonus: la paura del successo

Se la paura di fallire la conosciamo tutti, meno chiara e più subdola è la paura di riuscire. Magari desideri veramente qualcosa, ma quando immagini di averlo, provi un senso di paura perché non sai come quel tuo nuovo modo di essere potrà incastrarsi con la tua vita attuale.  

La percezione che gli altri hanno di noi dopo un cambiamento gioca un ruolo importante nelle nostre decisioni. Questo perché molte domande riguardano il “dopo”, la paura del rifiuto degli altri, il mantenimento del risultato e tutti gli obiettivi che magari sono in coda.

Per questa paura ho un solo consiglio da coach: give yourself a break, ovvero datti un po' di respiro, ascolta il tuo intuito e non smettere di interrogarti su chi sei, cosa vuoi e quali sono i tuoi valori.

Il nostro istinto ci dice sempre quello che è giusto per noi, dobbiamo semplicemente ascoltarlo, interpretarlo e accoglierlo. Solo così amo in grado di allinearci e migliorare il rapporto che abbiamo con noi stessi. Questo è il fondamento di tutte le altre relazioni, se vogliamo relazioni autentiche, vere e che abbiano un significato.

 

Una questione di prospettiva

Anche negli obiettivi personali o professionali l’approccio all’obiettivo fa la differenza. Vivere un’esperienza come un percorso invece che una gara diventa un'opportunità quotidiana per dimostrare a sé stessi di essere in grado .  

Vuoi iscriverti all’università? Non pensare: “Non riuscirò a fare gli esami e non mi laureerò” ma “Che meravigliosa opportunità quella di tornare a imparare”.

Vuoi perdere peso? Non pensare al numero sulla bilancia ma pensa che stai prendendoti cura del tuo corpo, mangiare sano e capire quello di cui il tuo corpo ha bisogno.

Comincia il tuo percorso ed equipaggiati degli strumenti giusti. In questo modo saprai scardinare le paure che ti bloccano e abbraccerai quelle che persisteranno perché saranno loro a spingerti avanti, un passo alla volta.

Sei pronta a mettere in atto il tuo cambiamento positivo? 

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